sabato 15 novembre 2008

FIABA GIAPPONESE...


C'era una volta un umile cavatore di pietre, che ogni giorno con lo scalpello incideva il fianco di una montagna: un lavoro duro, mal pagato: i soldi bastavano appena per sfamare la famiglia. "Ah, come sarebbe bello essere un bottegaio, lui sì che è potente; per poter mangiare devo dargli tutti i pochi quattrini che guadagno!"

Ed eccolo per incanto trasformato in negoziante, sempre indaffarato a servire i clienti. Ogni volta che passava l'imperatore, però, il bottegaio doveva uscire e prostrarsi sino a terra... "Ah, lui sì che è potente!"

Eccolo trasformato in imperatore, con tutta la corte ai suoi piedi e ai suoi voleri. Figlio del sole; ma ogni volta che c'era il sole un addetto lo proteggeva dai raggi con un baldacchino: evidentemente il figlio del sole era meno potente del genitore.

Ed eccolo trasformato nel sole; nel cielo, dardeggiante... Ma nulla poteva contro le nuvole. "Ah, le nuvole sono più potenti!"

Trasformato in nube, nel cielo: pioggia, grandine, neve. Ma la nuvola non poteva competere col vento.

Eccolo trasformato in vento. A soffiare nel cielo, sulla terra... ma nulla poteva contro le montagne: queste erano più forti.

Eccolo diventato una montagna, possente, col volto arcigno. Finché un giorno ode un ticchettìo, un rumore che gli sembra familiare: quello del martello e dello scalpello di un cavatore di pietre che incide il suo fianco...

La Geografia Del Mio Cammino


E di chi sarà il coraggio allora se non sarà il mio
se si spegne quella luce resto io
di chi è la più profonda decisione
al di la dei sogni appesi ad una canzone
oggi riconosco il suono della voce di chi sono
e mi fido di un passato carico d'ingenuità
di chi va dallo stupore ad un'altra età
perchè quando sembra tutto poco chiaro
se mi fermo alla ricerca di un pensiero
scopro in uno specchio il cielo
è la geografia del mio cammino

da me, torno da me, perchè ho imparato
a farmi compagnia
dentro di me, rinasco e frego la malinconia
bella come non mi sono vista mai
io mai


fianco a fianco al mio destino scritto nelle linee della mano
l'uragano che mi gira intorno sono solo io
vedo la speranza in fondo a quell'oblio
il difetto è l'esperienza che non ho ancora
ma non me ne prendo cura, non ho più paura

da me torno da me, perchè ho imparato a farmi compagnia
dentro di me, ripeto una bestemmia una poesia,
belle come io non l'ho sentita mai, io mai
occhi dritti all'orizzonte, sull'asfalto lascio le mie impronte
cos'è la solitudine
cos'è
ho voglia di deciderlo da me
da me...
torno da me, da me per non andarmene più via
torno da me...
scopro in uno specchio il cielo
è la geografia del mio cammino
del mio cammino